Addio ad Antonio Mariani Padre della boxe bresciana

18.06.2013 11:29

Sono passati tutti da lui, dalla palestra di via Zara 43, dove in mezzo ai trofei campeggiava pure una sua foto con Gregory Peck. Amonti, Gabanetti, Lucherini, Pasotti, Nervino, Vezzoli, Loreni. Figli suoi, cresciuti a pane e guantoni. L'ultimo di questi, Mario, sarebbe poi diventato suo genero dopo le nozze con la figlia. Il pugilato bresciano ha perso ieri il proprio padre. Antonio Mariani si è spento nel primo pomeriggio, a 87 anni, al termine di una lunga malattia. Potremmo chiamarlo ex pugile, tecnico, manager. Servirebbe però un vocabolo ad hoc per illustrare al meglio la sua figura, totalizzante, per lo sport nostrano per il movimento pugilistico nazionale. Già a pochi minuti dalla sua scomparsa, tutti i siti specializzati gli hanno reso onore. Ognuno con un proprio ricordo. Dalle riunioni organizzate a cavallo degli anni Ottanta all'Eib, abbinate al marchio pubblicitario della Pejo. Ai tanti ragazzi che, almeno una volta, alla Mariani Boxe avevano fatto un salto. Per vedere se era vero quanto dicevano del suo padre fondatore. Rigido con i suoi atleti più forti, eppure bonario e tenero. Come quando si commuoveva guardando i primi pugni dei ragazzini nella sua palestra. Cercava di non farsi vedere, forse per non palesare troppa sensibilità in uno sport tanto nobile quanto crudo. Negli anni Cinquanta, la sua scuola tecnica (nata nel 1951) si confrontava con la Boxe Ring Brescia. Sante Amonti e Natale Vezzoli da una parte, Piero Tomasoni e Giuliano Nervino dall'altra. Poi, la fusione. Non un segnale dettato dalla crisi, anche se la boxe italiana dell'ultimo ventennio ha perso gloria e ha mutato i sapori, con lo spazio sempre maggiore dedicato ai pugili dilettanti che hanno colto allori nelle Olimpiadi di Pechino e Londra. Tre anni fa, il Comune aveva deciso di inserire i corsi di boxe all'interno dei progetti d'avviamento allo sport. Scelse come sede, neanche a dirlo, via Zara 43. È l'eredità più bella che Mariani lascia alla nostra città. Se i più giovani chiederanno notizie di lui, le fotografie appese ai muri non basteranno.

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