Pellegrinaggio in Adamello dedicato a Gianni De Giuli

28.07.2013 22:03

Centinaia di persone al rifugio Garibaldi per la celebrazione dedicata quest'anno a Gianni De Giuli.

Un oceano di penne nere ha invaso la conca del Venerocolo ai piedi della diga che custodisce fra le sue acque il vecchio rifugio Garibaldi. Il tradizionale cammino spirituale sui luoghi insanguinati dalla Grande guerra, oggi diventati simbolo di pace e speranza, ha vissuto la sua giornata più toccante. A quota 2.458 si è svolta la cinquantesima solenne celebrazione. Un momento carico di significati non tanto e non solo perchè ha segnato il mezzo secolo di una liturgia diventata il simbolo dei valori degli Alpini, ma anche e soprattutto perchè dedicato a Gianni De Giuli, "uno della Bassa con l'Adamello nel cuore" come veniva definito dalle penne nere della Valcamonica che guidò per trentaquattro anni. Corsi e ricorsi ricordati dal cardinale Giovanni Battista Re. "Il pellegrinaggio tiene viva una pagina di storia che ha molto da insegnare alle nuove generazioni - ha osservato il cardinale prima di celebrare la messa -: l'Adamello era una montagna che divideva gli eserciti, ma grazie a uomini di buona volontà oggi unisce e affratella. Era questo il messaggio lanciato con la sua presenza da Giovanni Paolo II, un messaggio colto nella sua essenza da Gianni De Giuli, testimone dell'altruismo e della generosità alpina". Eemozionato Sebastiano Favero per il suo primo Pellegrinaggio da presidente dell'Ana.

"Giornate come questa - ha osservato - ti danno la forza per testimoniare nel quotidiano i valori alpini che sono valori universali. Quando vedi questo entusiasmo e questa disponibilità capisci che c'è un Italia dal cuore e dalla generosità immensa". Un tema toccato anche da Giacomo Cappellini. "Cerchiamo - ha detto il presidente delle Sezione Ana di Vallecamonica - di portare nella vita di ogni giorno un po' di alpinità".

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