Polemica nera

30.07.2013 14:07

Tempi duri per chi ha la pelle nera! Almeno questo sembra evincersi dalle polemiche degli ultimi giorni che riguardano soprattutto il Ministro Cecile Kienge, vittima di attacchi abbastanza sconsiderati provenienti da più parti. In molti si sono posti la domanda “ Ma perché nominare un ministro dalla pelle nera?”. Possibile non ci fosse nessun altro, soprattutto di pelle bianca, da nominare al suo posto? Certo che ce n’erano di nominabili ma proprio questo suggerisce che la mossa del Presidente del Consiglio, Enrico Letta, sia stata studiata a tavolino! In un paese in cui non si parla di razzismo se non in sparuti ambienti, proprio la nomina di un ministro di colore doveva essere la conferma implicita che in Italia il razzismo non esiste. In sostanza la nomina del medico di pelle nera voleva essere un chiaro segnale di crescita dell’intero paese, dichiarando apertamente che la nazione doveva essere pronta ad accettare serenamente la multietnicità che contraddistingue i paesi più avanzati. Ad offuscare questa speranza non è stata una sollevazione di popolo ma  dichiarazioni di politici a diversi livelli che hanno apostrofato il Ministro Kienge paragonandolo ad un orango o meritevole di cibarsi solo di banane! Un esempio sconfortante di maleducazione razziale che porta il nome addirittura di un vice-presidente del senato, il leghista Calderoli e di un’esponente del PD. Ma le scene si sono ripetute in altre occasioni, e sempre da parte di politici di fede leghista, malgrado il richiamo di Maroni al suo movimento. A questo punto sorge spontaneo fare una considerazione: il popolo italiano è molto più avanti di politici che li rappresentano. Ci piace sottolineare, in questa vicenda, l’ironia delle risposte del Ministro alla violenza e all’ignoranza delle provocazioni. In questo contesto c’è da temere per quest’Italia nella quale dovranno crescere i nostri figli e i nostri nipoti, un’Italia che non sembra ancora pronta ad accettare la globalizzazione etnica che è patrimonio di nazioni, evidentemente, più avanti di noi sul piano della cultura e dei rapporti umani. L’augurio che facciamo è che i nostri figli e nipoti, diventati grandi, non abbiano più intorno i tipi alla Calderoli o quelli che lanciano banane.

—————

Indietro