Ricordati i partigiani uccisi alla Malga di Pratolungo

22.12.2013 09:40

Domenica si è rinnovato l’anniversario dell’eccidio di Pratolungo, e
come ogni anno sono stati ricordati i giovani partigiani che persero la vita: Alessandro Cavalli, Mario Voltolini, Enrico Stefani e due giovani russi di nome Ivan e Stefano e celebrato il loro coraggio e di tutti coloro che si sono battuti per la libertà nel passaggio storico che ha segnato il passato del nostro paese.
Durante il secondo conflitto mondiale, l’otto Dicembre del 1943 segnò una data indelebile nella storia delle nostre terre e della lotta partigiana: nei pressi della Malga di Pratolungo si verificò uno degli scontri a fuoco tra i più tragici e sanguinosi mai accaduti sulle nostre montagne.  5 giovani partigiani persero la vita in un feroce agguato fascista .
Una giovane adolescente a quel tempo, Caterina Maisetti classe 1926 di Mazzunno,  la mattina di quel fatidico giorno si trovava nella sua cascina a breve distanza dalla Malga di Pratolungo, proprio lei oggi, ormai diventata la “Nonna Caterina” (nella foto) ha voluto raccontarci le sua testimonianza di sgomento e dolore per il ritrovamento dei corpi esanimi dei giovani partigiani.
Caterina racconta che in quella mattina di nebbia verso le 13 e 30 sentì giungere in lontananza l’eco di spari ravvicinati.  
La comunità era al corrente che il gruppo di partigiani guidati dal colonnello Ferruccio Lorenzetti si trovava  sulle nostre zone montane.
Qualcuno, come afferma  Caterina, aveva parlato e aveva fatto la spia, smascherando cosi la postazione dei giovani ribelli ai fascisti, il combattimento fu brutale, i partigiani vennero accerchiati, una codarda mitragliatrice era stata piazzata ad “alzo zero” proprio davanti all’unico ingresso.  
La giovane Caterina, senza esitazione, si inerpicò agile e veloce nei luoghi a lei famigliari avendo intuito che poteva esserci bisogno anche del suo aiuto  ed arrivò dopo un paio d’ore sul luogo dello scontro. Il Dottor Barbolini già identificava i corpi dei partigiani uccisi e la scena dello spargimento di sangue era agghiacciante.  L’aiuto di Caterina fu prezioso nell’assistere i soccorsi anche se ancor’oggi si rattrista pensando a quell’esperienza sconvolgente mentre si commuove nel ricordare tanta umana pietà .
Cinque uomini vennero fucilati con colpi di pistola alla testa in modo brutale e disumano, un sopravvissuto trovato agonizzante fu trasportato ai sanatori di Borno e nonna Caterina fece parte della squadra che lo portò in salvo. Per questo le è stata conferita la medaglia al valor civile.
Sofia Comensoli

—————

Indietro