Ricostruire il Ponte Lungo di Ceto: una sfida possibile

14.07.2013 10:19

Nella foto il Ponte Lungo prima del crollo del giugno scorso.

E se gli scalpellini camuni ricostruissero il «Put Lonc» (il Ponte Lungo) realizzato in Valpaghera dal Genio militare durante la Prima guerra mondiale e crollato la sera del 2 giugno nel Palobbia, utilizzando le stesse pietre franate nel torrente? Non è una provocazione ma una manifestazione di disponibilità quella espressa dal presidente della Pro loco di Braone Giancarlo Bonfadini, che dei «pica prede» valligiani è il portavoce e anche il più strenuo difensore di una professione che è più vicina all'arte che all'artigianato. L'architetto di Braone ha presentato la sua idea al sindaco di Ceto, Donato Filippini: è stata giudicata eccellente e recepita, anche se il primo cittadino ritiene che non sia di facile realizzazione per la difficoltà di reperire i fondi necessari. È comunque un'ipotesi, e Bonfadini è assolutamente convinto della bontà della proposta. «La ricostruzione del Ponte Lungo può essere una grande occasione, non per creare un falso storico, ma per avviare un vero e proprio cantiere scuola nel quale gli scalpellini ancora in attività possano riprodurre le antiche ma ancora attuali tecniche di lavorazione della pietra in un cantiere a chilometri zero, visto che il materiale è disponibile nel greto del torrente. Inoltre i pica prede potrebbero essere affiancati dagli allievi della Scuola edile bresciana di Breno e dagli allievi del corso di scalpellino in via di definizione, per il prossimo anno, con la Fondazione Scuola cattolica». Il professionista braonese ricorda che il Ponte Lungo, o meglio ciò che rimane, il prossimo anno compirà i cento anni, che l'anniversario rappresenterebbe un'occasione unica per promuovere gli altri siti che fanno riferimento all'evento e che il progetto di ricostruzione potrebbe essere presentato in occasione dell'Expò. Nel frattempo, però, l'urgenza di ripristinare la viabilità per la Valpaghera impone la realizzazione di un manufatto provvisorio, ed è facile pensare che in tempi che ancora non si conoscono sul Pallobia verrà posato un «Bailey», una struttura provvisoria in ferro, in attesa di progettare l'intervento definitivo. Bonfadini, intenzionato a chiedere a breve un incontro con la Sovrintendenza, il Parco dell'Adamello e il Comune di Ceto per discutere dell'argomento, aggiunge poi che «una volta ricostruito questo potrebbe diventare il quarto sito dell'Itinerario storico-culturale La via della Pietra». L'originale venne edificato a quota 722 metri in granito e pietre lavorate del posto e con particolari tecniche costruttive durante la Grande guerra, per favorire il passaggio della Valpaghera di soldati e mezzi e per raggiungere le linee del fronte fra i passi Dernal, Rossola, Monocola e Cima Listino. Walter Belotti, direttore del Museo della Guerra bianca di Temù, lo ha definito «Un capolavoro passato spesso inosservato che con altri manufatti formava il mosaico d'architettura militare della Valcamonica».

Fonte Brescia Oggi

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