Storia delle meravigliose Rondinelle d’Oro 1990 / 2004

31.12.2013 19:22

 

Gilbert Martinez 1990
E arriviamo agli anni '90 e all'investitura di un giovane centrocampista che forse non ha mantenuto le promesse fatte all'avvio della carriera. Ci riferiamo a Eugenio Corini che, dopo aver lasciato Brescia per approdare alla Juventus, non ha più trovato le giuste cadenze che ne avevano esaltato i trascorsi bresciani se non a fine carriera, rilanciato da quel mago del tecnico Del Neri, fautore del miracolo Chievo. Per lui quell'anno, i tifosi stravedevano. La linearità del suo gioco, la grinta gettata in campo per opporsi ad avversari che lo sovrastavano sul piano fisico, rappresentarono gli elementi fondamentali ai quali fece riferimento la tifoseria per eleggerlo senza tentennamenti il migliore della stagione. Un talento che forse avrebbe meritato maggior fortuna, ma che alla fine, ha saputo regalarsi ottime soddisfazioni nel Chievo e, attualmente, nel Palermo. Grazie al rendimento coi rosanero, è arrivata anche la prima convocazione azzurra. Un grande vanto per l'Eugenio di Bagnolo.
 
Luca Luzardi 1991
Poi venne il momento di un altro difensore, simile, per certi versi, a quel Chiodini di scuola toscana che era stato il beniamino del pubblico nell'87.
Il 1991 fu l'anno di Luca Luzardi, roccioso, tenace, buon colpitore di testa, scattante e determinato. Non era certo un "testimonial" di tecnica, ma quanta grinta e determinazione in ogni sua esibizione! Con la Nazionale Under 21 si è visto spalancare le porte di una grande, la Lazio; ma chiudere quelle di una crescita che tutti avevano preventivato. Un ritorno poco felice a Brescia, poi la progressiva discesa nelle serie inferiori. 
Maurizio Ganz
Nell'anno successivo, 1992,  torna alla ribalta una punta che è ancora nel cuore di tutti i tifosi: Maurizio Ganz. In coppia con Saurini conquista i tifosi con le sue giocate imprevedibili, con i suoi guizzi perentori, con le sue conclusioni acrobatiche. In breve diventa un vero e proprio spauracchio delle difese avversarie e questo fa crescere proporzionalmente l'affetto dei tifosi nei suoi confronti. E' grazie anche ai suoi gol che gli azzurri guadagnano il primato e la promozione in A. Una vera e propria rivoluzione accompagna la notizia del suo trasferimento all'Atalanta e ancora oggi tutti rimpiangono questo ragazzo generoso ed educato, un campione che ha vissuto momenti di gloria nell'Inter e nel Milan. Dopo la nuova parentesi con la maglia atalantina, Ganz ha ottenuto un'altra promozione in A con l'Ancona e, ancor oggi, cerca di raggiungere lo stesso obiettivo con i canarini del Modena. Inossidabile!
Oviadi Sabau e Giga Hagi precedono Sergio Damini 1993
E siamo ai tempi più recenti, quelli contrassegnati dall'avvento dei rumeni. Il 1993 il Brescia disputa un dignitoso campionato in A e retrocede immeritatamente dopo lo spareggio con l'Udinese. Ma è l'anno di Sabau, un tornante dalle sette vite e dagli inesauribili polmoni. Il suo correre da un'area all'altra, arando il campo, è un vero e proprio spettacolo che non sfugge certo all'occhio attento dei tifosi e più che giustamente Sabau viene eletto il migliore. E aver raggiunto questo traguardo in serie A ha ancor maggior valore. Il bionico ha preceduto il connazionale Georghe Hagi e Sergio Domini e la festosa premiazione, svoltasi alla presenza di centinaia di sportivi allo Snuppy di Castegnato fu onorata dalla presenza del sen. Elidio De Paoli e dai noti artisti Dino Decca, Massimo  Zuppelli e da Remo Bombardieri, quest'ultimo autore della Rondinella d'oro, la scultura bronzea che da qualche anno viene consegnata quale trofeo. Sabau è anche il primo straniero che si pregia di questo titolo. 
 Fabio Gallo 1994
E' Fabio Gallo a volare nel cielo della fantasia dei tifosi ed è appunto questo gregario di lusso a conquistare il prezioso trofeo. E' stato eletto al termine di una stagione che lo ha visto protagonista pressochè esordiente. Ha giocato con grande grinta e determinazione, spalla, tanto umile quanto utile, per un centro campo che vedeva impegnato il talentuoso Georghe Hagi. Un gran merito se si considera che tutti gli occhi, allo stadio, erano puntati sul fenomeno rumeno Hagi. Malgrado ciò gli sportivi hanno premiato il "gregario" Gallo il quale ha saputo imporsi grazie alla continuità espressa durante tutto l'arco della stagione, con un gioco semplice, tatticamente pregevole, votato al sacrificio per il bene della squadra e dei compagni. Il suo apporto è stato determinante per la promozione. Umile e silenzioso ha raccolto, giustamente, quanto di buono aveva saputo seminare durante ogni gara. Per molti all'inizio era una semplice riserva, per tutti si è rivelato una gradita sorpresa. Tuttora, Gallo sta usando le ultime energie per traghettare il Treviso in serie A. Sarà l'ultima grande impresa del gladiatore dai piedi buoni?
 
 Maurizio Neri 1995
Nella generale mediocrità di un Brescia che retrocede dalla massima categoria dopo un campionato (1994/95) disastroso, brilla la stella di Maurizio Neri. Ha sofferto, Neri, nella prima stagione bresciana, quando fortemente voluto da Lucescu, Corioni lo strappò alla Lazio per portarlo alla corte dell'allenatore rumeno. Il mister lo aveva avuto alle sue dipendenze quando allenava il Pisa dove Neri giocò un ottimo campionato, tanto che la Lazio, in fase di ricostruzione, lo prelevò dalla formazione di Romeo Anconetani e ne fece un punto di riferimento della propria squadra.
Per il giocatore il ritorno in provincia non fu proprio esaltante anche se mai il suo rendimento è sceso sotto la media. Se ne sono accorti anche i tifosi bresciani, che hanno visto in Neri il beniamino di un nuovo corso. 
 
Salvatore Giunta 1996
La Rondinella d'Oro 1996 è stata assegnata a Salvatore Giunta, il tuttofare che per molti anni ha legato il suo nome alle vicende del Brescia. Arrivato con i connotati della punta, ha pian piano arretrato il suo raggio d'azione in campo sino a trasformarsi addirittura in difensore di fascia esterna, un difensore votato a supportare con le sue cavalcate in avanti il lavoro dei centrocampisti e, in qualche caso, a surrogare gli uomini gol nel settore avanzato. Un giocatore, Giunta, che i tifosi hanno amato al primo impatto perché da sempre ha mostrato di essere l'emblema della generosità, un lavoratore instancabile, un faticatore dalla resistenza infinita messa al servizio della squadra. Nessuno degli allenatori che hanno guidato la squadra bresciana ha mai messo in discussione  questo giocatore serio e preparato, professionista esemplare in campo e fuori. Il premio che i tifosi hanno voluto assegnargli è la giusta conclusione di una storia che lo ha visto per diverse stagioni protagonista.
 
Giacomo Zunico 1997
La stagione 1996/97 premia per la prima volta un portiere. Si tratta di Giacomo Zunico, estremo difensore giunto a Brescia già al volgere della carriera: 36 anni. Ma dopo la fortunosa annata precedente, in cui s'è raggiunta la salvezza in B solo all'ultima giornata, servivano giocatori d'esperienza e di assoluto affidamento. Zunico arriva da Cosenza assieme al gradito ritorno del "pirata" De Paola. La stagione vedrà il Brescia vincere il campionato cadetto. Un buon portiere, il vecchio Zunico: istrionico, uomo spogliatoio ed assolutamente meritevole della Rondinella d'Oro. Un ulteriore premio che si aggiunge alla soddisfazione della riconferma per l'anno successivo, nel massimo campionato. 
 
Dario Hubner 1998 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
I tifosi azzurri portano  in auge un attaccante, che a Brescia è diventato uno degli idoli assoluti, ricordato con un po' di malinconia ancora oggi che, quasi 38enne, continua a segnare con la maglia del Mantova, in C1. Stiamo parlando ovviamente di "Tatanka" Dario Hubner. Prelevato da un Cesena retrocesso a sorpresa in C, Hubner ha accettato con grande entusiasmo l'offerta del Brescia che, a quasi 31 anni, gli ha regalato il pass per esordire in A. L'annata si concluderà con la rocambolesca retrocessione in B, ma Hubner dimostrerà a tutto l'ambiente di essere in grado di segnare regolarmente a qualsiasi latitudine e di non essere solo un bombardiere di serie B. Giusto quindi il premio finale. Il legame con la maglia del Brescia durerà ancora a lungo: un connubio fatto di gol e di nuove promozioni. Impossibile dimenticare la forza e la vena realizzativa del "bisonte". (Nella foto Dario Hubner riceve il prestigioso trofeo dalle mani dell'0n. Corsini)
 
Antonio Filippini 1999
Una stagione d'assestamento quella vissuta dal Brescia nella stagione 98/99. Un sesto posto nel campionato cadetto e la consacrazione a Rondinella d'Oro di un nuovo prodotto locale: Antonio Filippini. In coppia col gemello Emanuele, i due risulteranno essere autentiche spine nel fianco per i centrocampisti avversari. Due mastini infaticabili, grintosi e risoluti, due veri "cagnacci" pronti a mordere le caviglie degli avversari e fornire dinamismo alla manovra del Brescia. Antonio, a differenza del fratello, ha ottenuto il premio Rondinella d'Oro probabilmente per la maggiore continuità d'impiego e la realizzazione di qualche gol pesante in più, ma sarebbe delittuoso non parlare anche di Emanuele, con cui Antonio gioca in perfetta sintonia. Attualmente, i due gemelli Filippini militano nella Lazio del neo presidente Lotito. Anche a Roma, in una piazza calda ed esigente, i due sono amatissimi dal pubblico. Una tipologia di giocatori tutto cuore e coraggio, che i tifosi apprezzano universalmente. 
 
Filippo Galli 2000
L'anno 2000 riporta il Brescia di Sonetti in massima divisione, con un sudatissimo secondo posto ottenuto in coabitazione con Atalanta e Napoli. Una quota promozione molto bassa, dovuta all'incredibile equilibrio di quell'annata di B. Uno scenario da battaglia dunque, in cui il vincitore della Rondinella non poteva che essere uno storico combattente d'area: quel Filippo Galli pluridecorato da stagioni esaltanti col Milan di Sacchi e di Capello, con vittorie in Italia ed in Europa. Uno stopper che, a fine carriera, ha deciso di rimettersi in gioco per un progetto serio: dimostrare di saper comandare una difesa meritevole del ritorno in A e che dovrà reggere, l'anno successivo, all'assalto di nuove e temibilissime corazzate.
 
 Roby Baggio 2001
Nel 2001 arriva in panchina un allenatore sanguigno e grintoso: Carletto Mazzone. Con lui, il Brescia punta ad ottenere una salvezza che, in serie A, sembra quasi una maledizione, un'impresa impossibile. Ma ad agosto arriva a Brescia anche un altro grande uomo, prima che campione: Roby Baggio. Umiliato dalla stagione all'Inter in cui Lippi lo teneva spesso in panchina e tribuna, il "divin codino" ha scelto Brescia per il rilancio: una società vicina alla sua Caldogno e che gli poteva garantire un po' di continuità per donargli il sogno di una convocazione ai mondiali nippo coreani del 2002. Giocate sopraffine e dieci reti che hanno permesso al Brescia di ottenere la storica permanenza in serie A. Inutile dilungarsi oltre: parlare di Roby Baggio vorrebbe dire riportare la storia del calcio. Un onore per gli spettatori del Rigamonti aver visto correre sul proprio terreno un autentico big del pallone. Logico che i tifosi, incantati dalle gesta del fuoriclasse, gli abbiano attribuito la Rondinella d'Oro. 
L'annata 2002 sarà ricordata dai tifosi del Brescia come terribile, tristemente indimenticabile. Sul campo arriva la seconda salvezza consecutiva, ottenuta all'ultima giornata contro il Bologna in un Rigamonti tramutatosi in bolgia. Ma al di là dei risultati sportivi, questo è l'anno degli infortuni a ripetizione dell'idolo Roby Baggio, della squalifica per doping al regista di lusso Pep Guardiola e, soprattutto, la dolorosa morte di Vito "sceriffo" Mero in un incidente stradale. Una perdita dolorosa per tutto lo spogliatoio, che aveva in Mero proprio uno degli uomini trainanti; un segno indelebile che rimarrà nei cuori di tutti i compagni. La Rondinella 2002 va a Luca Toni, attaccante di stazza che ha giocato sicuramente meglio altrove che a Brescia. Ma nel marasma della stagione, alcuni suoi gol pesanti hanno fatto la differenza, portando i tifosi a rendergli omaggio. Comunque, una delle Rondinelle d'Oro meno festeggiate da quando è stato istituito il trofeo. E con tutto ciò che successo durante l'anno, non c'era sicuramente molta voglia di far baldoria. 
 
Gilbert Martinez 2003
L'annata passata ha comunque portato in dote una salvezza ed ha cementato il gruppo. Così, alla fine del 2003, il Brescia ha potuto festeggiare la terza permanenza in serie A senza eccessive difficoltà. In campo, i vari Baggio, Appiah e Guardiola sapevano fare la differenza con estrema facilità. Ma la Rondinella d'Oro se l'è aggiudicata un difensore del Costa Rica, vera rivelazione del campionato del Brescia. Un difensore rapidissimo, dotato anche di buona tecnica e da una corsa interminabile. Secondo straniero dopo il mitico Sabau a ottenere il riconoscimento del pubblico, Martinez è ancora adesso uno dei punti di forza della squadra. Più volte sul punto di lasciare Brescia per un grande club, Martinez si sta invece dimostrando uno dei fedelissimi del team di Corioni. Una nota importante: dopo tre stagioni, Mazzone saluta la città e ritorna a Bologna. Il nuovo tecnico sarà quel Gianni De Biasi che già anni fa indossò, da capitano, la maglia dalla V bianca.  
 
Roberto Baggio 2004
L'ultima assegnazione del premio è storia recente. Roberto Baggio, all'ultimo anno di carriera, concede il bis. È l'unico calciatore che sia stato in grado di ripetersi e ottenere il nuovo attestato di stima dal pubblico. Ma per un fenomeno come Baggio, può scomodarsi anche la consuetudine. Per il Brescia Calcio, ancora una salvezza da incorniciare. Con Baggio, ormai stanco, dolorante per anni di sacrifici e deluso dalle mancate convocazioni nazionali per tornei che contano, si chiude una pagina indimenticabile della storia del calcio. Ma non prima di aver strabiliato tutto il mondo di appassionati per il suo duecentesimo gol in serie A, contro il Parma. Una perla, uno stop a seguire incantevole ed un diagonale mortifero quanto elegante. Un regalo per tutti i suoi estimatori. Ma Brescia è una piazza che sa ricambiare. Dopo quattro anni di magie, ecco un Rigamonti stracolmo per l'ultimo appuntamento casalingo: una festa d'addio pro Baggio che il fantasista non dimenticherà mai, talmente toccante da far giungere alle lacrime. Brescia forse non avrà mai più l'occasione di vedere un campione come Baggio calcare il prato di Mompiano. Per questo la Rondinella d'Oro ha dato il bis al giocatore, quasi come un commiato di un'intera città e di chiunque ne ha abbia apprezzato le magie. Favoloso.
 

 

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