Anche la nostra Valle è colpita da disastri che spesso sono prevedibili

03.07.2014 12:00

Perché non prevenire? Evitando poi catastrofi quasi sempre annunciate?
Lo stato italiano deve attivare un ente o una azienda che operi su tutto il territorio
nazionale per sistemare, al fine di prevenire, tutte quelle aree o situazioni soggette a subire catastrofi che notoriamente sono altamente a rischio.
Confermano, se ce ne fosse bisogno, il disastro idrogeologico di questa nostra martoriata terra. Disagi a non finire per chi perde ogni cosa, dalla casa, al lavoro, all'attività in genere e lo Stato costretto ad interventi straordinari per cercare di aiutare chi nei disastri ha perso tutto e in molti casi addirittura la vita dei propri cari. E si mette in moto la macchina dei soccorsi, si susseguono gli interventi, si tappa una falla e subito si deve correre da un'altra parte dove ce n'è un'altra appena aperta.
Una ruota senza fine che continua a girare in linea con i capricci del tempo.
Il tutto, ovviamente pesa e non poco su un bilancio statale che tutto è tranne che florido.
Episodi ripetitivi che colpiscono con costanza matematica in ogni angolo della nostra Italia. Il più delle volte sono avvenimenti ampiamente annunciati. La precarietà degli argini di tutti i corsi d'acqua, sia al piano che nelle valli, è nota come l'instabilità di moltissimi pendii pronti a franare al primo acquazzone causa il selvaggio disboscamento. Da quanto tempo non vengono ripuliti i fondali dei fiumi piccoli o grandi
Ma tutto questo non ha insegnato nulla! Si spendono centinaia di milioni di euro ogni volta per rappezzare un buco e mai un congruo investimento che abbia come scopo la soluzione definitiva per zone sottoposte al rischio della piena di un torrentello, a rinforzare gli argini di un fiume, a modificare un piano regolatore che tenga conto della speciale orografia di un territorio, a vietare drasticamente che si costruisca là dove non è possibile farlo.
Si corre ai ripari ma mai che ci sia uno straccio di decreto che preveda un'opera di prevenzione. Centinaia di milioni di euro gettati al vento ogni volta per rappezzare un buco e mai un congruo investimento che abbia come scopo la soluzione definitiva per zone sottoposte al rischio della piena di un torrentello, a rinforzare gli argini di un fiume, a modificare un piano regolatore che tenga conto della speciale orografia di un territorio, a vietare drasticamente che si costruisca là dove non è possibile farlo. Vorremmo non vedere più case costruite su terreni franosi che, da destinazione agricola passano con estrema disinvoltura ad aree su cui costruire manufatti in bilico sugli eventi atmosferici, aggirando divieti e fregandosene del buon senso, Vorremmo schiere di uomini impegnati nella pulitura dei torrenti pronti a tracimare alla prima pioggerella, destinati a rinforzare preventivamente argini deboli e a rischio di crollo costante.  Tutto questo necessiterebbe di quelle stesse somme, forse qualche euro in meno, da reperire per sanare i disastri ricorrenti, quei disastri che non sono frutto  di una improvvisa scossa tellurica non prevista e non prevedibile e non quelli determinati dall'incuria e dall'ignoranza delle conseguenze che l'incuria e l'inefficienza si porta dietro. In un paese che ha una grave, gravissima crisi occupazionale, si è pensato a quanti posti di lavoro si genererebbero se si affrontasse con serietà e lungimiranza la prevenzione nel settore della Protezione Civile? Possibile che nessun politico abbia pensato, tra una commistione e una frode, a pensare per una volta a ciò che accade fuori dai palazzi del potere e fuori dalla porta della propria casa? Evidentemente no, perché tutto continua a procedere come se nulla fosse accaduto, salvo riavviare la macchina dei soccorsi che si era appena fermata. Ricordo da bambino che ogni anno, nelle scuole, si celebrava la Festa degli Alberi. Ricordo la lunga teoria di noi scolari che sul greto di un fiume o sul crinale di un piccolo monte interravamo una piantina che avrebbe dato luogo, crescendo, ad un albero che, fortificandosi,  non sarebbe servito a far legna ma a proteggere quel paesino a valle che era a rischio di frane e smottamenti. Ricordo dov'era quel monte ma ripassando da quei luoghi di quell'albero non c'è più traccia. Al suo posto c'è ora una splendida villa che, mi dicono, è di proprietà di un importante signore  
Il tempo atmosferico non da tregua e continua così l'impegno costante dei Vigili del Fuoco e della Protezione Civile per portare soccorso alle tante famiglie alle prese con le precipitazioni che, da qualche tempo, sembrano aver scelto le regioni italiane per imperversare e creare problemi, come se quelli endemici da cui questa nostra Italia è afflitta non fossero sufficienti a fiaccare gli animi.
E quasi sempre le stesse zone. con fortunali, trombe d'aria, esondazioni, argini che non reggono alla furia dell'acqua che travolge ogni cosa trova sul suo cammino. E A quel punto intervengono i soccorsi, spesso infruttuosi ed inutili ma comunque costosi, con uomini e mezzi che si pongono al servizio della comunità, spesso rischiando la vita.

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