Capo di Ponte, dopo vent'anni riapre la casa romana

28.07.2013 22:15

Tra il 1995 e il 1996 a Pescarzo di Capo di Ponte è stata scavata una casa in uso fra II e I sec. a.C. che, grazie all’eccezionale stato di conservazione, ha restituito uno straordinario spaccato della vita quotidiana del territorio tra tarda età del Ferro e romanizzazione.La Casa Romana di Pescarzo, grazie al lavoro della funzionaria della Soprintendenza Serena Solano e del Comune e dell'Agenzia Turistica di Capo di Ponte, sarà aperta al pubblico con visite guidate gratuite durante tutti i giorni Mostra Mercato di Pescarzo.

L’edificio, a vano unico seminterrato, con uno spazio interno di circa 23 mq, conservava fino a 1,80 m di altezza i muri perimetrali, costruiti contro terra in filari di pietre spaccate. L’alzato fuori terra era parzialmente o interamente in legno, con copertura in lastre di pietra.L’ingresso era sul lato nord, preceduto da un corridoio, in origine coperto, e da una scala a otto gradini che terminava in una porta in legno di larice, con serratura e chiave in ferro. Il pavimento, in semplice battuto di argilla, aveva lungo l’asse centrale delle basi in arenaria per l’appoggio di montanti verticali lignei, utili anche a suddividere lo spazio interno in piccoli spazi per gli attrezzi, la dispensa e il riposo.Il modello insediativo, con base seminterrata in pietra e alzato ligneo, è ampiamente diffuso in tutto l’arco alpino centro-orientale dalla fine del VI sec. a.C. alla tarda età romana.Accanto agli scheletri erano oggetti di ornamento personale: due armille a spirale in bronzo e due fibule, sempre in bronzo, del tipo a catenella con arco a ovuli e pastiglia in corallo, simili ad esemplari diffusi in Trentino-Alto Adige, sull’altopiano svizzero e nell’area ticinese, attribuiti al La Tène C2 (II secolo a.C.). Un pendaglio in bronzo, probabilmente da fibula, era costituito da piccoli elementi cavi (sonagli?) e da una ruota a quattro raggi: il motivo, assai diffuso nel mondo antico e presente anche nelle incisioni rupestri della Valcamonica sembra riconducibile a simboli apotropaici o magico-religiosi, connessi al tema del disco solare.Un altro piccolo pendaglio ripropone un caratteristico coltello dalla lama sinuosa ampiamente attestato in Valcamonica fra età del Ferro e romanizzazione, diffuso nelle incisioni rupestri, come sulle vicine rocce di Pià d’Ort e Seradina.Un violento incendio ha provocato in antico la distruzione della casa, ma allo stesso tempo ne ha sigillato e preservato in maniera eccezionale i resti della struttura e di tutto ciò che vi era internamente.Tra i legni carbonizzati e il battuto pavimentale sono stati rinvenuti i resti scheletrici di tre individui, un adulto, un infante di pochi mesi e un bambino di circa dieci anni, adagiati su un pagliericcio di paglia e foglie, già morti nel momento in cui l’incendio distrusse la casa. Sono stati anche recuperati resti ossei animali appartenenti ad almeno quattro ovicaprini e a un cucciolo di cane.

Fonte Bs Oggi

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