Ex selca: niente bonifica e rischio prescrizione

10.04.2015 13:08

Il processo partirà a breve, la prima udienza al tribunale di Brescia è prevista per il 5 giugno, ma sul caso dell'ex Selca di Berzo Demo, come già accennato, incombe la prescrizione. Dei sette anni e mezzo previsti per il reato di traffico illegale di rifiuti ne sono passati già cinque, visto che la cessazione dei fatti contestati risale al 2010.

In precedenza, dall’Australia erano arrivate migliaia di tonnellate di rifiuti molto difficili da smaltire: Selca possedeva le autorizzazioni per trattare i materiali “codice 161101 e 161103”, ovvero i residui dei catodi dei forni di lavorazione dell’alluminio e dei mattoni refrattari. Secondo la Procura, l'azienda guidata da Flavio e Ivano Bettoni sminuzzava soltanto il materiale per venderlo ad acciaierie e cementifici di tutta Italia, senza che perdesse la qualifica di rifiuto fortemente inquinante. Dopo il fallimento, nei piazzali e dentro i capannoni sono rimaste circa 45mila tonnellate di sostanze tossiche e cancerogene. 

Due dei quattro coindagati, accusati di aver fatto da intermediari nella cessione degli scarti tra Selca e acciaierie, hanno patteggiato la condanna ad un anno di reclusione (pena sospesa), mentre gli altri due sono stati prosciolti dall’accusa.

A processo finiranno i Bettoni: processo a parte, resta aperto il fronte ambientale. Nell'inchiesta della Procura sono finite 23mila tonnellate di celle elettrolitiche accumulate nell'impianto di Forno Allione, che rappresentano solo la metà del materiale da rimuovere. Dal 2010 non è stato fatto nulla, nonostante Tar e Consiglio di Stato abbiano imposto al curatore fallimentare la bonifica. Per rimettere in sicurezza l'area servirebbero 8 milioni di euro, la Regione, costituitasi parte civile, ne ha stanziati solo 240mila.

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