Nozze tra Comuni, una ricetta che divide

08.08.2013 10:40

Tra il campanile e l'esigenza di far quadrare i conti, rimane sullo sfondo la carta della fusione per migliorare ancor di più la gestione economica. Monaco (Dello): «Si può parlarne». Flocchini (Pertica Bassa): «Bene gestire insieme i servizi, ma rimanga l'autonomia» Comuni in affanno per far quadrare i bilanci, da anni i conti tornano sempre meno e le soluzioni messe in campo faticano a garantire un respiro un po' più lungo.  L'unione per la gestione unificata dei diversi servizi (anagrafe, polizia locale, tributi, servizi sociali, ecc) è una delle soluzioni escogitate per risparmiare e potrebbe aprire la strada ad un progetto tanto suggestivo quanto complesso, ovvero la riduzione dei Comuni attraverso la fusione, tema che sottotraccia percorre da qualche tempo i palazzi della politica.  Un approdo peraltro non proprio nuovo, visto che il legislatore già nella legge «spartiacque» delle amministrazioni locali, la 142 del 1990, introduceva le fusioni. MA RIDURRE il numero dei Comuni non è un proposito di facile attuazione, la difesa del campanile è sempre all'erta e hai voglia di spiegare che le ragioni sono di «sopravvivenza». Non a caso, l'unico, vero, grande accorpamento di Comuni in Italia risale d'imperio al fascismo nel 1928 che solo nel Bresciano scremò a 170 i paesi della provincia da quasi 300; poi molti paesi piano piano si ripresero nel corso dei decenni l'autonomia perduta per attestarsi sugli attuali 206, di cui poco meno della metà sotto i 3mila abitanti (la tabella accanto indica i Comuni nati dalle aggregazioni nel 1928). I sindaci che ne pensano? «Si può cominciare a parlarne» riflette Ettore Monaco, sindaco di Dello, amministratore unico di Acb Servizi, un osservatorio che ben conosce i bisogni degli enti locali.  «LA LEGGE garantisce anche delle convenienze per le fusioni - riflette Monaco - tuttavia ritengo che sia un tema da mettere sul tavolo con tutta la partita della riorganizzazione della pubblica amministrazione, a cominciare dal dibattito sul futuro delle province, altrimenti si rischia di togliere dal territorio un presidio importante, di riferimento».  Si arriverà a definire un percorso per giungere a questo traguardo? «C'è un problema di campanile - ammette il sindaco di Dello - dubito che un sindaco lancerà mai autonomamente una proposta del genere, semmai potrebbe essere il legislatore a chiedere ai Comuni di proporre un progetto di riordino e in caso contrario intervenire d'autorità, ma non credo sarà così».  E difatti non ne vuol proprio sentir parlare, GiovanMaria Flocchini, sindaco del piccolo Pertica Alta: «Ritengo sia corretto gestire insieme i servizi come stiamo facendo in Valle Sabbia ma è altrettanto corretto che i Comuni mantengano la loro autonomia, una rappresentanza politica».

Fonte Bs Oggi

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