Presentazione personale di Eros Fiammetti
09.08.2012 10:58
MOSTRA ANTOLOGIA DEL PASSATO
Con questa mostra intendo presentare a questo angolo di valle questa raccolta di immagini, come testimonianza del mio attaccamento a queste terre che è conseguenza della mia frequentazione. Frequentazione iniziata nel lontano 1932 – il secolo scorso -.
Questo magnifico spazio espositivo, la chiesa di San Antonio, ha già visto, una trentina di anni fa- era il ferragosto del 1984- una raccolta di immagini di ASTRIO frazione di questo Comune.
La prima parte di questo nuovo lavoro è dedicata a quel mondo che mi appartiene ma che , per ordine naturale delle cose, non c’è più. E’ uno spaccato di varia umanità , di quell’architettura Francescana di granito e di intonaci bianchissimi intrisi di calce e sudore, di logge e di assiti che profumano di resina di quei boschi e di quelle pinete che odorano di funghi, muschi e licheni. I personaggi raccontano la storia di queste montagne, le loro facce solcate dal tempo parlano di sofferenze e fatiche ma anche di gioia di vivere pur nella consapevolezza del duro quotidiano. Giannetto Valzelli ,noto giornalista e critico d’Arte, frequentatore di queste montagne – per anni ha soggiornato in Bazzena - disse nella presentazione di quel lavoro degli anni ottanta :….. quelle due o tre cose che fanno l’album – il paesaggio, la gente, i sentimenti - bisognerebbe lasciarle esposte per sempre, alla portata di tutti, in un luogo che non sia un museo, dove ognuno possa tornare sul bandolo di ricordi e riflessioni. Perche se è vero che nella fissità dell’immagine ci è dato rivisitare il passato, in essa ci è pure consentito di guardare sentire ritrovare – in pieno palpito di vita – qualcosa che appartiene a tutti……..- I protagonisti più suggestivi di questo racconto sono i ragazzi, che siano essi giovani malghesi o ragazze devote o scavezza collo giù per i ripidi acciottolati su improbabili “ cargioil “- che non sono altro che slitte con pattini di ferro per scivolare sui sassi- questi ragazzi ostentano sicurezza, già consapevoli del loro futuro e si pongono davanti all’obbiettivo con baldanza , con inconsapevole improntitudine. Di questo mondo rimane ben poco e l’uomo con la sua ignavia ha messo del suo per cancellarlo. In altra presentazione di queste immagini Nino Dolfo, critico d’arte, scrive …….. L’etica dello sguardo non prescinde dal rigore formale, che è geometria ed evoluzione simbolica ermetica di un patrimonio del sentire comune, mi sento di dire che la montagna di queste fotografie è la montagna di tutti. Troppo spesso l’uomo dimentica le sue origini…… Da dove viene e dove vuole andare.
Nel peregrinare fra queste valli mi sono imbattuto nelle FUSINE della Val Grigna , per documentare la civiltà del lavoro di questi uomini , i “ fusinatiri” detti anche “ serpentatori “ per il loro stare fra le verghe roventi , saettanti come serpenti impazziti. Lo spazio claustrofobico, l’aria ammorbante, dove i muri trasudano l’energia di gesti calcolati e l’uomo rimane sofferente protagonista, ma sempre protagonista dell’eterna ed epica fatica di Sisifo. Anche in questo caso la retorica operaistica viene scongiurata dalla sobrietà della campitura, dell’onestà del punto di vista e le immagini sprigionano nella loro nudità esangue poesia purissima di quel mestiere di vivere che è connaturato alla drammaticità della condizione umana. Facce vere e schiette, occhi nitidi e trasparenti - lucidi come di febbre -, a strapiombo sugli abissi delle anime semplici. Una realtà da urlo, ma composta nel perfetto equilibrio tra stasi e movimento, tra routine del sudore e pause pranzo con le mogli vivandiere per consumare quel pane nero quel pane dalle sette croste. Bellissimo il ritratto del ragazzo con il volto annerito e il portamento orgoglioso quasi uno spot progresso contro tutte le infanzie rubate di questo mondo.
Il racconto continua con un altro singolare lavoro del passato – i cercatori di periferia – Lavoratori sui generis, liberi imprenditori di se stessi , che curvi su cumoli di scorie e rifiuti di fonderia, in tutte le stagioni sfidando sia il torrido caldo agostano che la soffice e candida neve, proni nella paziente ricerca di qualche frammento di metallo, sono i moderni cercatori dell’ Eldorado, un eldorado di rifiuti industriali dove le pepite sono semplici pezzetti di ferro, ghisa o altro metallo che alla fine della giornata consentirà loro di poter assaporare, come per” i fusinatori “quello stesso pane nero, pane delle sette croste. Durante l’invero questo ambiente , quando la neve lo imbianca, assume un a spetto lunare come catene di monti dominante il contrasto del bianco della neve con il nero delle scorie.
Un altro scampolo di questa rassegna è la ricerca del passato nelle stanze vuote delle case abbandonate, mute testimonianze di vite vissute che dalle nude pareti dai pochi suppellettili rimasti ci raccontano E continuano a comunicarci le loro storie. Franz Wertel ha detto “ Il solo patrimonio dell’uomo consiste in ciò che ha perduto “. Questo racconto ha la passionalità e la solennità autentica del vero o del neorealismo ,recupera la memoria fossile le sedimentazioni del passato che sembra solo essere spazzato via dalla modernità. Stanze vuote come gusci, abbandonate per trasloco o fine corso dell’abitabilità, ma che risuonano ancora di voci e di rumori, residui di arredo o soluzioni abitative, muri scrostati ma ancora impregnati di ricordi e di vissuto misterioso, tracce archeologiche di vite che si sono dissolte nel vento del tempo ma che comunicano ancora calore umano, microcosmi deserti popolati da fantasmi, di sussurri di grida. Sul catalogo della mostra collettiva de Il BIANCOeNERO “ L’IMMAGINARIO DEL REALE” – sempre Nino Dolfo scrive : …….. Ogni presente e futuro ha un cuore vecchio se non antico e Fiammetti lo va a cercare senza sdilinquire nella nostalgia, con la perizia del trova robe, con l’amore del testimone che trattiene e raccoglie il respiro di altre testimonianze. “ il meglio della storia avviene in silenzio “, ha scritto Mario Luzi. E nei silenzi delle stanze , nel dirupare delle facciate di Fiammetti ( è andato a cercarle in Vallecamonica ) si percepisce il lavoro e la presenza della gente comune e non illustre……..- Di rara efficacia è quella bambola tra due materassi sospesa ne lo spazio bianco del fuori tempo, vecchie stufe e un triciclo, tendine alle finestre invase da ragnatele, immagini sacre appese ai muri, una vecchia SINGER , macchina da cucire a pedali, modello di lusso per quei tempi, la tazza di un water di una toilette ricavata in un locale cieco vicino al lavello della cucina, prima conquista di un benessere e di un confort ancora perfettibile. Reliquie di un passato che ci ricordano come eravamo e cosa abbiamo perduto.
Un angolo dell’ antologia è dedicata ai paesaggi, è la rappresentazione di scenari campestri ed alpini che raccontano a loro volta il recente passato come il pioppeto che incornicia un gregge al pascolo fra i pioppeti della bassa padana o le betulle dalla bianca corteccia ricamata da arabeschi bianchi e neri, cosi come la scansione dell’ultima neve compone una astrazione naturale , mentre il paesino sospeso nel vuoto come nido d’aquila sovrasta e protegge la casa bianca , mentre un tronco contorto assume l’aspetto di un mostro dei boschi.
L’ultima parte potrebbe sembrare una voce fuori dal coro, e lo potrebbe essere, infatti raramente mi capita di fare dei lavori a colori se non per eventi straordinari come nel caso della rappresentazione delle malghe che alcuni anni fa sono servite ad illustrare il libro TERRE ALTE di VALLECAMONICA edito dalla Banca di Vallecamonica, sono immagini che raccontano lo scorrere dei giorni sugli alti pascoli sia quella del passato che del più recente momento ,testimoniando l’asprezza della vita sugli alti pascoli , che i visitatori occasionali considerano con una certa invidia ma che è in verità è molto dura. Forse il bianco e nero avrebbe meglio rappresentato questa preziosa realtà alpestre.
Un altro scampolo l’ho riservato al palio del ferragosto Brenese che si ripete interrottamente dall’inizio degli anni ottanta periodo al quale si riferiscono queste fotografie.
Eros Fiammetti
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