Qualcosa si muove. Province addio??

13.01.2015 12:49

In Senato c’è stato il via libera e ora si attende l’esame della riforma alla Camera; un iter che si dovrebbe concludere nel 2016. In vista della loro totale abolizione, la Regione Lombardia sta pensando a come riorganizzare il territorio e il governatore Roberto Maroni lancia la sua proposta: dividere il territorio in 3 aree vaste: un’area montana, un’area metropolitana e l’area agricola e di pianura. Ciò significa che si potrebbe concretizzare l’ipotesi già sostenuta in passato dalla Lega Nord, di unire i territori montani come Brescia, Bergamo e Sondrio e altre province, dando vita ad un’area omogenea alpina. Il testo ridefinisce le deleghe, conferendo alla Regione i settori  agricoltura e caccia, ed ora dovrà ridefinire anche i confini territoriali per disegnare aree omogenee che superano i confini delle province, il cui destino, anche secondo l’obiettivo della Legge Delrio, era quello di essere definitivamente eliminate.

Il disegno ipotizzato da Maroni non piace al presidente della Provincia di Brescia Pier Luigi Mottinelli (perchè di altra fazione poitica), che parla di un tentativo di rompere il fronte che si è creato fra comuni e il nuovo Broletto a maggioranza PD. Altre preoccupazioni sono state esternate in Regione ad esempio dall’assessore dell’Ndc Mauro Paroli, che ha sottolineato l’importanza di salvaguardare le identità locali.  L’esigenza “di uscire dai vecchi confini” che uniscono la Valle Camonica ad aree come la città di Brescia o come la zona del Garda, che poco hanno in comune tra di loro, era stata più volte ribadita in passato anche dal deputato Davide Caparini, che sottolinea l’importanza di gestire in modo omogeneo aree simili dal punto di vista territoriale, con problemi, esigenze e risorse simili. La Valle Camonica potrebbe trarre più benefici dal confronto e dall’unione con altre valli simili come la Valtellina. Ma pare che per qualcuno sia più importante mantenere le identità, legato ad un puro campanilismo (o paura di perdere la poltrona) piuttosto che unificare e gestire al meglio delle zone che hanno delle spese ingenti per controllare e gestire le stesse risorse.

Da quanto le province sono state trasformate in enti di secondo livello, i nuovi presidenti hanno più volte incontrato la Regione e rivolto un appello al Governo, perché venissero messi nelle condizioni di erogare le funzioni e di chiudere i bilanci. Ma le risorse non ci sono e le province non sanno come chiudere i bilanci. In più lo Stato ora intende anche tagliare del 50% i dipendenti delle province, e Regione e Comuni non possono accollarsi nuovo personale. Una possibile soluzione a questo pasticcio, come lo aveva definito lo stesso Maroni, potrebbe quindi essere individuato in questa nuova riorganizzazione territoriale.

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