Spiedo bresciano: salvare una tradizione

10.12.2014 19:44

Traditiònem, dal latino tràdere ossia consegnare, trasmettere. La parola tradizione quando si lega a un contesto per difenderlo e non lasciarlo estinguere è chiara, quanto l'impegno nel cercare di tramandare di padre in figlio usi, costumi di famiglia; più in grande non perdere l'eredità del territorio natio.
In un'era cui siamo bombardati da talent show culinari, street food di ogni genere dove si evocano le origini unendole spesso all'innovazione; soprattutto ogni giorno è una lotta difendere il buon cibo e i prodotti del Made in Italy nel mondo, più conosciuti con il marchio DOP dalla contraffazione, già a quanto pare anche il cibo ha i suoi falsi.
In questi giorni, un grande chiasso porta alla ribalta l'acceso dibattito sull'antica tradizione dello spiedo bresciano, che ha bisogno di rinforzi per essere tutelato e continuare a vivere nel tempo.
Arriva in Consiglio regionale la mozione pro spiedo mietendo un largo consenso. Precisamente tali sono due e presentate da Fabio Rolfi (Lega Nord) e Fabio Dotti (Fratelli d'Italia), che hanno rappresentato e valorizzato non solo la tradizione bresciana dello spiedo, ma hanno dato il supporto alla causa ribadendo le origini e la tradizione che lo lega al territorio e che non deve perdersi.
Nella prima mozione è stato chiesto alla Giunta di intervenire vigorosamente sulle autorità, per togliere il divieto di rimozione alla commercializzazione di uccelli provenienti dalle zone extra UE e fare in modo di introdurre le opportune deroghe motivate dalla preservazione delle tradizioni enogastronomiche locali.
In sede di Consiglio regionale, la Lega Nord e Lista Maroni hanno difeso con veemenza lo spiedo di cacciagione. In particolare i consiglieri dei due gruppi e l'assessore al Territorio Viviana Beccalossi in segno di protesta uscendo dall'aula, dove erano attesi da giornalisti e operatori richiamati dalla notizia, si sono fatti ritrarre con indosso una maglia, dalla simbolica scritta verde “Sì allo spiedo, no al kebab”.
Il rumore della frase ha tuonato in tutto il territorio e oltre, con il solo scopo di difendere a ogni costo la propria tradizione, lanciando così una provocazione mettendo sotto i riflettori la tradizione di un altro cibo, con caratteristiche gastronomiche diverse. La citazione in causa non vuole essere dispregiativa, ma un messaggio che ha l'urgenza di non far morire la tradizione dello spiedo che vanta e racconta attraverso la sua preparazione e il sapore la storia del territorio bresciano.
A dare manforte alla nobile causa, si è aggiunta compatta la Comunità montana della Valle Trompia con una mozione approvata all'unanimità, l'unione si sa fa la forza. Soprattutto in questa occasione è stato ribadito che lo spiedo è tra i piatti tipici della tradizione secolare della cucina bresciana che va tutelata nel pieno rispetto “dei limiti imposti dalla normativa  a tutela della fauna selvatica”, ricordando che il divieto penalizza pesantemente “i ristoratori che negli anni hanno perpetuato e diffuso la sua conoscenza”.
La sollecitazione alle istituzioni cui viene chiesto “di attivarsi perché venga salvaguardata la tradizione bresciana dello spiedo con polenta” è richiesta da ogni parte del territorio circoscritto. Dall'alto Garda si schiera Ermes Buffoli, presidente del Circolo Ncd “Alto Garda”: “ Con poche righe è stato cancellato lo spiedo da sagre ed esercizi pubblici come se nulla fosse; pensare che in questi anni la ristorazione bresciana aveva intrapreso un percorso virtuoso, ottenendo in alcuni comuni la De.Co (Gussago e Serle) rendendo il giusto rilievo ad un piatto unico ed inimitabile”.
Arriva anche il M5Stelle difende il provvedimento legislativo: «Questa modifica tutela lo spiedo bresciano fatto come prevede la normativa e dà un durissimo colpo al sistema di commercio illegale della piccola avifauna locale che troppo spesso viene catturata dai bracconieri, largamente diffusi nelle zone bresciane».
Paese che vai tradizioni diverse si trovano, il bello è proprio questo. In un momento storico con non molta luce, le nostre radici sono la leva cui ripartire per valorizzare al meglio il territorio farlo conoscere e dei cinque sensi è chiaro che il gusto, sapore delle nostre tavole, aiuta notevolmente a superare e vincere sotto uno dei tanti aspetti, la crisi. Riscriviamolo in verde:“ Sì allo spiedo, sì alla tradizione.
Barbara Crimaudo

 

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