Una scultura di Mauro Bernardi in Vaticano

14.08.2012 09:13

Una scultura di Mauro Bernardi in Vaticano

Mauro Bernardi in conversazione con Sua Santità davanti alla scultura lignea, donata alla Santa Sede, collocata nei giardini Vaticani.

 

C’è un altro pezzo della nostra Valle a Roma. Più precisamente all’interno della Cinta Vaticana, in quel luogo che evoca suggestioni uniche in ogni uomo che abbia in coscienza il senso non solo della Fede, ma anche del Tempo, della grandezza,  del  peso della Storia e della sua continuità millenaria. E tanto altro ancora.
Il “Sogno di Giuseppe” è l’opera lignea che il noto scultore camuno Mauro Bernardi ha intagliato qualche tempo fa- servendosi del fusto di un grosso abete- e che ha esposto ai camuni nel sagrato del Duomo di Breno, un paio di Natali orsono. Oggi ha trovato la sua collocazione definitiva in Vaticano, dopo che lo stesso Bernardi ha deciso di farne dono al Papa; ed è  stato proprio e nientemeno che  il Pontefice in persona ad accoglierla, presso l’Arco delle Campane, esattamente in quel luogo da dove uscì a sirene spiegate un’ambulanza, in quell’ allucinante pomeriggio del 1981 che tutti ricordiamo ancora senz’altro aggiungere. Al termine dell’udienza privata che lo stesso Bernardi - insieme ai suoi famigliari- ha avuto l’onore di vedersi concedere, Benedetto XVI° ha voluto visionare personalmente l’installazione, e ha lungamente conferito con l’artista- mostrando così il suo gradimento- che gli spiegava le ragioni estetiche e simboliche del suo operato; immaginiamo con quale emozione!
Il “Sogno di Giuseppe” era un regalo speciale per Joseph Ratzinger , in occasione del suo onomastico, da pochissimo tempo trascorso, e festeggiato da tutto il mondo come omaggio per il suo primo anno di pontificato.   L’opera- che già il titolo fa supporre impregnata di spiritualità e onirismo- suggerisce la dimensione dei sogni, appunto, e delle dinamiche ancor oggi misteriose e suggeritrici di pensieri e riflessioni che sono peculiari di queste complesse proiezioni della mente. Nell’intrico di forme e figure vi è immediatezza di immersione nel complesso del Mistero,  nel senso più ampio e allo stesso tempo immediato del termine. Il “pretesto” formale dell’ opera è rappresentato dalla vicenda, crediamo anche fortemente umana, di uno dei personaggi- Giuseppe- a suo modo fra i  più misteriosi dell’universo evangelico. Il tutto in una chiave di lettura che rimanda alle creazioni più tipiche di Marc Chagall.
L’imprinting dell’artista camuno, inoltre, è spesso fortemente caratterizzato da scelte rappresentative  legate alla Fede, percorsa e vissuta quotidianamente anche come scelta di vita. Tuttavia, la ricerca personale di un artista può portare ad una serie di infinite considerazioni che nascono da punti di vista diversi: da qui il senso filosofico, che è quello davvero ispiratore e rivoluzionario della Prospettiva e della sua sintesi quattrocentesca. E’, insomma, il “punto di vista”, quel principio- peraltro e ovviamente universale- in base al quale un’opera, nell’attimo stesso in cui viene  “terminata” ( in realtà un’opera d’arte non viene mai terminata fino in fondo!) è prodotto di “unicità” e  smette di appartenere a chi l’ha fatta scaturire dal pensiero e dalla mano, e diventa propria solo di chi la guarda e ne coglie , ognuno in proprio, la sua essenza.
Pierangelo Benetollo

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